La tonnara a terra, oggi in disuso, era una struttura a servizio della tonnara a mare, provvista di magazzini per la conservazione delle reti, ripari per le barche e caseggiati per l’alloggio delle ciurme, oltre che di uno stabilimento per la lavorazione del tonno.
Le prime notizie ufficiali della tonnara di San Vito risalgono al 1412, quando re Ferdinando permise la pesca del tonno nel mare sanvitese.
Nel mare di San Vito, le reti per la cattura dei tonni che in primavera percorrevano numerosi le acque del Golfo di Castellammare, furono calate dal XV secolo, fino al 1968.
Oggi la tradizionale “mattanza”, termine con il quale si indica il cruento rito dell’uccisione dei tonni, nella cosiddetta camera della morte, non viene più praticata.
A pochi metri dall’edificio si trovano i resti di antichissime vasche cetariae, risalenti al IV secolo a. C., nelle quali si lavorava il pesce, anche tonni, per realizzare il pregiato garum (salsa di pesce), molto apprezzato dai Romani.