La chiesa cattedrale di San Lorenzo ha origini antichissime che si fanno risalire all’anno 1102; rinnovata nella prima metà del XIV secolo, è stata innalzata a parrocchia ad opera di Alfonso il Magnanimo nel 1421.
Nel XVII secolo venne ingrandita ad opera di frate Bonaventura Certo e nel 1748 assunse l’odierno aspetto grazie all’architetto Giovanni Biagio Amico il quale disegnò le cappelle laterali all’abside, il coro, la cupola, il campanile e il prospetto.
La facciata è a due ordini di cui il primo è occupato da un portico con tre grandi arcate a tutto sesto, il secondo, rientrato verso l’interno, ha un andamento convesso nella parte centrale, concavo nelle due alette.
L’aspetto esterno dell’edificio si completa con la cupola slanciata, affiancata da quattro torrioncini, simili a contrafforti.
All’interno la chiesa si presenta a pianta basilicale con tre navate, ripartite da file di colonne in diaspro siciliano, e transetto: tutto l’insieme ha una severa impostazione manieristico-barocca. Nella navata centrale sono presenti stucchi di gusto neoclassico, eseguiti dai palermitani Girolamo Rizzo e Onofrio Noto; gli affreschi della volta a botte sono opera di Vincenzo Manno (1796-1802).
Tra le opere custodite vi è: una Crocefissione di dubbia attribuzione al fiammingo Van Dick, un Padre Eterno e una Lapidazione di Santo Stefano, opere di Domenico La Bruna, una tela raffigurante San Giorgio opera del pittore trapanese Andrea Carreca (navata sinistra), i dipinti di Giuseppe Felice raffiguranti Sant’Antonio da Padova, San Cristoforo e il Martirio di San Lorenzo.
Un accenno particolare merita il “Cristo Morto” (sec. XVIII) realizzato in pietra incarnata da Giacomo Tartaglio, conservato sotto l’altare del Sacramento nell’abside di destra.
La pietra cosiddetta “incarnata”, è un particolare tipo di alabastro di colore beige-rosato, con sfumature che vanno dal grigio al nero e al rosso-bruno, tratto da una cava localizzabile nel Comune di Valderice, nei pressi della contrada Casalbianco.
Un bassorilievo marmoreo di Giuseppe Nolfo, raffigurante la Natività (sec. XVIII), è inoltre custodito nel nartece.