Come per tutto il litorale nord occidentale tra le Egadi e Palermo, anche la base del versante settentrionale del Monte Erice è caratterizzato dalla presenza di numerose grotte e ripari frequentati già in età paleolitica (ripari di San Francesco, del Maltese e di Polifemo).
In particolare in contrada Emiliana, in recenti scavi dell’Università della Sapienza di Roma, si stima il rinvenimento di alcuni frammenti attribuibili, seppur con grande prudenza e incertezza, al Paleolitico inferiore o medio e se tale datazione venisse confermata si tratterebbe dei più antichi reperti rinvenuti nell’isola.
Incisioni sulle pareti rocciose le ritroviamo anche nella Grotta del Racchio, presso la cala dell’Isulidda, non lontana da San Vito lo Capo, le quali mostrano due figure di cervi, mentre numerose altre grotte, nel territorio di Valderice e Custonaci, mostrano invece numerosi segni di incisioni lineari, il cui significato rimane ancora ignoto.
Nella grotta di Polifemo, accanto a quella di contrada Emiliana, si individua pure una figura meandrica ellissoidale a linee parallele e concentriche.